Tirana cosa vedere: tutte le attrazioni da visitare a Tirana!
Gli edifici del centro storico di Tirana sono un piccolo compendio della lunga e intensa storia dell’Albania; mentre i musei della capitale conservano le più belle e importanti collezioni del Paese.
Qui si possono osservare le tracce di tutti i periodi che hanno caratterizzato la storia di questa Terra: l’epoca ottomana con l’antica Moschea di Et’hem Bey e la Torre dell’Orologio, il periodo italiano con gli edifici dei Palazzi dei Ministeri e della Banca Nazionale, e gli anni del comunismo con il Palazzo della Cultura ed il Museo Storico Nazionale.
Il punto di partenza migliore per iniziare a visitare la capitale è senza dubbio Piazza Skanderbeg, cuore pulsante di Tirana e simbolicamente dell’intera Albania e scenario di alcuni dei principali eventi che hanno segnato la storia del Paese. Gli autobus provenienti dall’aeroporto si fermano all’imbocco di rruga e Durrësit e molti hotel si trovano in zona, quindi molto probabilmente non avrete alcuna difficoltà a raggiungere il punto d’inizio della vostra passeggiata.
Orientarsi tra le vie della capitale albanese non è particolarmente difficile, in quanto la maggior parte delle attrazioni è raggiungibile partendo dall’asse di comunicazione che unisce Piazza Skanderbeg a Piazza Madre Teresa, ma seguendo la nostra guida su cosa vedere a Tirana, avrete la certezza di non perdervene neppure una!
INDICE
Piazza Skanderbeg è stata completamente riqualificata nel 2017: infatti se fino a poco tempo fa era ingorgata di traffico a tutte le ore, oggi è divenuta uno spazio interamente pedonale di oltre 10 ettari; nel punto più alto della piazza è stata collocata una fontana: l’acqua scivola lungo i piani facendo brillare i colori della pavimentazione realizzata con pietre provenienti da tutta l’Albania. Inoltre dodici giardini, formati con piante autoctone e arredati con mobili che possono essere utilizzati liberamente dalle persone, formano un’estesa fascia verde che ne segue il perimetro.
A fine ottobre 2019 è stato aggiunto all’interno della piazza un libro-installazione, un vocabolario della lingua albanese, pubblicato dall’Accademia delle scienze e dall’Istituto di lingua e letteratura, funzionale, che permette, attraverso un monitor a cui è collegato, di ricercare il significato di qualunque parola del dizionario.
L’area meridionale della piazza è invece dominata dal monumento equestre di Skanderbeg, l’eroe nazionale degli albanesi. La statua bronzea, opera di Odhise Paskali, è alta 11 m e posta su un basamento di pietra; fu inaugurata nel 1968, in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte di Skanderbeg (1405-1468).
A pochi passi dal Monumento di Skanderbeg si trova la Moschea di Et’hem Bey (Xhamia e Haxhi Et’hem Beut in albanese), chiamata dagli abitanti della capitale anche semplicemente Moschea di Tirana.
Realizzata nel 1821 da Haxhi Et’hem Bey, la moschea rappresenta uno dei più importanti e meglio conservati edifici islamici del Paese e forma, in armonia con la vicina Torre dell’Orologio (Kulla e Sahatit in albanese), un complesso monumentale di grande valore storico per la città.
La costruzione dell’edificio fu iniziata nel 1794 ad opera di Mulla Bey e terminata nel 1821 da suo figlio, Haxhi Et’hem Bey, da cui ha preso il nome; si tratta senza dubbio di uno splendido esempio di architettura ottomana, e richiama altre strutture simili dei Balcani occidentali, tipiche di città come Skopje e Sarajevo.
Durante l’occupazione italiana la moschea venne salvaguardata e inserita nel nuovo tessuto urbano come testimonianza del passato ottomano della città, e anche negli anni del comunismo, seppure chiusa al culto, fu tutelata come monumento nazionale e quindi preservata dalle distruzioni condotte nel corso delle campagne anti-religiose degli anni ’60 e ’70.
La moschea si distingue per lo stile unico della torre e della cupola, e più in generale per l’armonia e la proporzione della sua facciata, decorata in parte dagli splendidi affreschi che adornano anche le pareti interne dell’edificio e raffigurano motivi floreali, insoliti paesaggi e vedute di Istanbul. Potete visitarla nelle ore di apertura, avendo l’accortezza di evitare i momenti di preghiera e lasciando le vostre scarpe all’ingresso.
Accanto alla moschea si trova la Torre dell’Orologio, un altro simbolo cittadino, nonché emblema dell’epoca ottomana, realizzata nel 1822 sempre da Haxhi Et’hem Bey con l’ausilio delle famiglie più benestanti di Tirana. La torre, che con i suoi 35 metri di altezza è stata a lungo l’edificio più alto della città, risulta oggi sovrastata dai moderni palazzi che la circondano, ma continua a caratterizzare con il suo profilo il paesaggio di Piazza Skanderbeg.
Nei suoi oltre 190 anni di storia, la Torre dell’Orologio ha segnalato l’ora agli abitanti di Tirana dapprima con una campana di produzione veneziana, poi con un orologio di produzione tedesca (andato distrutto nella Seconda Guerra Mondiale e sostituito con uno proveniente da una chiesa di Scutari), e infine nel 1970 con un orologio cinese, emblema dell’alleanza con il governo maoista.
Nella nostra guida su cosa vedere a Tirana non può mancare il Museo Storico Nazionale (Muzeu Historik Kombetar in albanese), che è il più grande museo dell’Albania e si trova, non a caso, nell’edificio più imponente di Piazza Skanderbeg, di cui occupa l’intero settore settentrionale. Il Museo è stato inaugurato il 28 ottobre 1981 e per la sua realizzazione si è resa necessaria la demolizione del vecchio Palazzo Comunale.
Il grande mosaico sulla facciata del museo, “Gli albanesi”, è un eccellente esempio di arte del Realismo Socialista, nonché una sintesi perfetta di come veniva concepita la storia albanese all’epoca del comunismo. L’opera, che è ancora oggi una delle immagini più note di Tirana, occupa una superficie di 440 m² e rappresenta al centro una figura che avanza con indosso il costume nazionale (emblema della Patria), mentre al suo fianco si susseguono da entrambi i lati guerrieri illiri, esponenti del movimento di Rinascita Nazionale, partigiani ed operai, quasi tutte figure armate, a rappresentare l’ininterrotta lotta del popolo albanese per la propria sovranità nazionale.
Il museo, ben allestito, è composto da varie sezioni che ripercorrono cronologicamente l’intera storia del Paese, dalle origini, tradizionalmente individuate nella civiltà illirica, fino ai giorni più recenti, con un padiglione incentrato sulla figura di Madre Teresa di Calcutta. Prevedete un paio d’ore circa per la visita completa. Biglietto d’ingresso 200 lek; orari di apertura: mar-sab 10.00-17.00, dom 9.00-14.00.
Tra le cose da vedere a Tirana in Piazza Skanderbeg ci sono anche: il Palazzo della Cultura, i Palazzi dei Ministeri, il Teatro delle Marionette, la Banca Nazionale d’Albania e il Teatro Nazionale.
Proseguendo sul lato orientale della piazza, vi ritroverete infatti a salire l’ampia gradinata del Palazzo della Cultura (Pallati i Kulturës in albanese), uno dei più grandi edifici dell’epoca comunista. La costruzione iniziò nel 1958, durante il periodo dell’alleanza con l’Unione Sovietica, ma fu bloccata dalla rottura tra Hoxha e Kruščev e dalla conseguente improvvisa partenza degli ingegneri sovietici che sovrintendevano i lavori. Completato pochi anni dopo con l’aiuto degli esperti provenienti dal nuovo alleato cinese, oggi l’immenso palazzo ospita l’Opera e la Biblioteca Nazionale.
Anche se non particolarmente interessante o suggestivo dal punto di vista architettonico, il palazzo merita comunque una visita essendo il simbolo della vita culturale della città; approfittate della posizione sopraelevata dell’edificio per osservare Piazza Skanderbeg in tutta la sua ampiezza, magari concedendovi una sosta seduti ai tavolini di uno dei caffè aperti sotto il suo ampio colonnato.
Sul lato meridionale di Piazza Skanderbeg, all’imbocco di Boulevard Dëshmorët e Kombit, si trovano invece i cosiddetti Palazzi dei Ministeri, edifici caratterizzati da un elegante stile neoclassico tipico degli anni ’20; potete averne una panoramica completa posizionandovi all’altezza del Monumento di Skanderbeg.
Oggi il primo palazzo sulla sinistra, attiguo alla moschea di Et’hem Bey, è utilizzato come Municipio di Tirana e si nota per la sua elegante facciata con elementi decorativi nelle tinte del giallo e del rosso; gli altri svolgono invece ancora la funzione di sedi ministeriali. Aggirando il palazzo accanto al Municipio, oggi occupato dal Ministero dei Trasporti, vi ritroverete di fronte alla nuova, toccante esposizione Bunk’art 2, dedicata alla memoria delle vittime degli anni del regime comunista.
Sempre in stile neoclassico è il Teatro delle Marionette, in rruga Sermedin Said Toptani, che a partire dal 1924 fu sede del Parlamento albanese, funzione che mantenne per tutto il periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale, mentre alle sue spalle, la Banca Nazionale d’Albania, del 1938, ha linee che richiamano un gusto razionalista. L’edificio è stata interamente ristrutturata nel 2015, arricchendosi anche di un interessante museo dedicato alla numismatica albanese e alla storia della Banca Nazionale, aperto il martedì, il mercoledì, ed il giovedì, dalle 9.00 alle 14.30, con ingresso gratuito previa presentazione di un documento d’identità.
Da ultimo vi segnaliamo anche il Teatro Nazionale, sul boulevard dietro il Ministero degli Interni. L’opera architettonica di fine anni ’30, tipicamente razionalista, è stata demolita nel 2020 per far posto ad un teatro più grande e moderno.
La Cattedrale Ortodossa di Tirana è stata ricostruita nel 2011 ed ufficialmente consacrata il 24 giugno 2012 in occasione dell’anniversario della consacrazione dell’Arcivescovo Anastasio Primate di Albania.
L’antica cattedrale (1865) fu infatti dapprima chiusa al culto in seguito alla politica pro-ateismo di Enver Hoxha, e successivamente distrutta con l’intento di liberare spazio per la costruzione dell’Hotel Internazionale di Tirana.
La chiesa, intitolata alla Resurrezione di Cristo, si trova lungo rruga Ibrahim Rugova (a poca distanza da Piazza Skanderbeg), ed è il terzo più grande edificio di culto cristiano ortodosso in Europa, con una cupola alta 32 m ed un campanile dorato che ne supera i 40.
Esternamente, la cattedrale ha una forma circolare e, come anticipato, è sormontata da una maestosa cupola; all’interno, cui si accede attraverso portoni di bronzo decorati con simboli cristiani, invece spiccano una grande iconostasi in marmo, che racchiude icone provenienti dal Monte Athos – i nomi dei santi vengono indicati da iscrizioni in doppia lingua, greca ed albanese -, ed uno straordinario mosaico raffigurante il Cristo Pantocratore che adorna la cupola, opera dell’artista locale Josif Droboniku, uno degli autori del mosaico socialista della facciata del Museo Storico Nazionale.
Ovviamente l’ingresso è gratuito, mentre accendere una candela costa appena 5 lek.
Tra le cose da vedere a Tirana, merita una menzione speciale il Museo dei Servizi Segreti albanesi – la cosiddetta Casa delle Foglie (Shtëpia e Gjetheve in albanese) -, che è collocato in un edificio del 1931, in rruga Ibrahim Rugova, proprio davanti alla Cattedrale Ortodossa.
Il palazzo, costruito per volontà dell’illustre medico Jani Basho, con la funzione originaria di clinica ginecologica, negli anni avvenire servì tuttavia per ben altri scopi: occupato dalla Gestapo nazista durante l’invasione tedesca, divenne per lungo tempo la sede dei servizi d’investigazione per la sicurezza nazionale dell’Albania socialista.
Meglio conosciuta come Sigurimi, la polizia segreta di Stato fu tra gli strumenti più tristemente efficaci attraverso cui il regime di Hoxha oppresse i cittadini albanesi; incaricati di individuare i “nemici” del potere, interrogarli e torturarli, gli agenti della Sigurimi erano al centro di un vasto sistema di sorveglianza e delazione.
Le foglie che vengono evocate non sono dunque solo quelle che crescevano come piante rampicanti sulle pareti in mattoni rossi di questa villetta apparentemente anonima, ma anche quelle che per tanti anni hanno celato i misteri e gli orrori di questo luogo, cancellando dalla memoria collettiva del Paese la responsabilità che tante persone hanno avuto nel causare sofferenze nei propri concittadini.
Nelle stanze del museo si trovano i documenti, e soprattutto gli strumenti che permettono di ricostruire le attività della polizia segreta: microfoni, registratori, macchine fotografiche, strane apparecchiature acquistate dalla Germania orientale e persino i trapani utilizzati per forare le pareti degli appartamenti e introdurre attrezzature per l’amplificazione e la radiodiffusione.
La Casa delle Foglie è un museo freddo e inquietante, aperto dal martedì al sabato dalle 10.00 alle 17.00, e la domenica dalle 9.00 alle 14.00; il biglietto d’ingresso costa 700 lek. Il nostro consiglio è di leggere accuratamente le descrizioni, vedere i video, e fermarsi nelle stanze della collezione per tutto il tempo necessario a vivere sulla propria pelle l’atmosfera di quel tempo.
Esattamente dall’altro lato di rruga e Dibrës, dove oggi si estende il piccolo parco alle spalle del Palazzo della Cultura, sino alla fine degli anni ’50 si trovava il vecchio bazar di Tirana, il luogo a partire dal quale la stessa capitale era stata edificata.
Purtroppo l’edificazione del Palazzo della Cultura spazzò via questo affascinante lascito del periodo ottomano, e oggi per passeggiare tra i colorati banchi di un mercato tipico, dovrete proseguire fino a rruga Luigj Gurakuqi e, all’altezza del monumento al Partigiano ignoto, svoltare a sinistra per raggiungere l’area circostante la piazzetta Avni Rustemi: qui si estende il Pazari i Ri, il nuovo bazar di Tirama, creato nel 1928 e formato da 60 botteghe per ospitare i venditori di carne, pesce e verdura che non trovavano più posto nel vecchio bazar.
Il Pazari i Ri, completamente ristrutturato nel 2017, è il posto perfetto per scoprire i tipici prodotti delle campagne albanesi, dalla frutta di stagione ai formaggi, dalle olive al rakì! Consigliatissimi i ristorantini presenti: tanto gusto a piccoli prezzi, fateci un pensierino.
La nuovissima Grande Moschea, denominata anche Moschea Namazgâh, dall’antico termine persiano che indica il luogo di preghiera – attualmente risulta ancora in fase di costruzione -, è stata eretta con fondi provenienti dal Diyanet, il Direttorato degli Affari Religiosi della Turchia.
La moschea, con la sua capienza per oltre 4.000 fedeli, la cupola alta 30 m e quattro minareti di 50 m, diverrà la più grande moschea dei Balcani e colmerà una storica mancanza della capitale albanese, in cui sono presenti solo otto moschee (erano ventotto negli anni ’60 del secolo scorso), tra cui la centrale e bellissima Moschea di Ethem Bey, di grande valore artistico ma con una capienza per poche decine di persone.
Partendo da Piazza Skanderbeg (prendete come punto di riferimento il Bunk’Art 2), con una camminata di 10 minuti lungo rruga Abdi Toptani e rruga George W. Bush, giungerete sulle rive del Fiume Lana; qui, svoltando a sinistra sul lungofiume, in pochi passi vi ritroverete di fronte al Ponte dei Conciatori.
Ura e Tabakëve è l’ennesima testimonianze della Tirana ottomana, un antico ponte pedonale posto in quella che un tempo era la zona dei lavoratori della lana e del cuoio. Quando negli anni ’30 del Novecento il corso della Lana fu deviato, il ponte perse la sua funzione di collegamento tra la zona del bazar e le campagne in direzione del Monte Dajti, e oggi, dopo un recente restauro che l’ha riportato all’antico splendore, è divenuto soprattutto un buon punto di osservazione delle famose case colorate di Tirana che si dispiegano sulla riva opposta del fiume.
Ma la passeggiata non può dirsi conclusa senza aver visitato Kalaja, la Fortezza di Giustiniano! Dal ponte risalite la via pedonale Murat Toptani fino ad arrivare a questo poderoso castello di epoca ottomana, costruito espandendo un antico insediamento bizantino risalente al VI sec.; il sito è stato recentemente trasformato in un’area pedonale con negozi di artigianato e bei locali alla moda.
Il Boulevard Dëshmorët e Kombit è la via monumentale della capitale, un ampio rettilineo di un chilometro esatto di lunghezza, che congiunge Piazza Skanderbeg all’Università e alla zona del Lago di Tirana.
Progettato durante l’occupazione italiana dell’Albania dall’architetto Gherardo Bosio come parte del piano di radicale fascistizzazione della capitale albanese, e costruito negli anni 1939-1941, il boulevard è stato nei decenni del comunismo il viale delle parate politiche e militari; oggi permette di ammirare alcuni dei palazzi e dei parchi più belli della città.
In particolare, passeggiando lungo il tratto terminale di Boulevard Dëshmorët e Kombit, avrete modo di vedere alcune tra le più importanti sedi istituzionali dell’Albania, ospitate in grandi edifici di epoca socialista in tipico stile sovietico: il Consiglio dei Ministri (un tempo sede centrale del Partito comunista), che è caratterizzato da un grande bassorilievo, la Presidenza del Parlamento albanese e la Corte costituzionale, alloggiati in quello che un tempo fu la sede del Comitato centrale del Partito di Hoxha; poco oltre si trovano l’immenso Palazzo dei Congressi, in vetro e cemento, e l’ex Ambasciata sovietica, oggi sede della Presidenza della Repubblica.
All’inizio di Boulevard Dëshmorët e Kombit, sulla destra dando le spalle a piazza Skanderbeg, si estende il piacevole e curato Parco della Gioventù (Parku Rinia in albanese); 29,81 ettari di oasi cittadina, frequentatissima da famiglie a passeggio, bambini che giocano a palla, e anziani che si riposano sulle panchine o giocano a domino.
Giunti sul posto, noterete subito la presenza al centro dell’aerea verde di un curioso edificio: è Taiwan, un palazzo dalle forme avveniristiche costruito all’epoca dell’alleanza con la Cina, che ospita un bar-ristorante, con annesse sala giochi, sala da bowling e sala da biliardo.
Se volete concedervi un momento di relax, Parku Rinia è il posto che fa per voi! Potrete assaggiare una pannocchia di granturco, sgranocchiare dei semi di girasole in vendita lungo i vialetti, o prendervi un ottimo gelato da Taiwan, opzione quest’ultima consigliatissima.
Nel 2012, in occasione del centenario dell’Indipendenza dell’Albania, il parco si è arricchito di un nuovo monumento celebrativo della ricorrenza, realizzato dagli architetti Visar Obrija e Kai Kiklas, che riproduce la Dichiarazione di sovranità del 1912.
Dall’altro lato del boulevard, dirimpettaia a Parku Rinia, è la Galleria Nazionale d’Arte, la principale raccolta di opere pittoriche del Paese, e uno dei musei albanesi con la più spiccata vocazione internazionale.
Davvero piacevole e fruibile l’esposizione della collana: la prima sala ospita le opere del periodo 1880-1930, interessanti testimonianze dei costumi e delle condizioni di vita nel Paese nell’ultima fase dell’epoca ottomana e della Rinascita Nazionale; la seconda sala espone quadri di stile realista degli anni ’30-’50; la terza, quarta e quinta sala costituiscono il cuore della galleria e presentano le più significative opere del realismo socialista, dominante tra gli anni 50′ e 80′; infine, la sesta sala è dedicata alla pittura modernista degli anni Novanta e Duemila.
Personalmente i quadri che ci sono rimasti più impressi sono le grandi tele, che illustrano episodi della lotta partigiana e della vita idealizzata nelle campagne, nei cantieri, nelle fabbriche e fonderie della Repubblica Socialista d’Albania; oltre alla collezione permanente, la Galleria Nazionale d’Arte ospita frequentemente interessanti mostre temporanee.
La visita del museo, che è aperto dal lunedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00, è caldamente consigliata a tutti, e in special modo agli appassionati di pittura; costo biglietto d’ingresso 200 lek.
Con una piccolissima deviazione da Boulevard Dëshmorët e Kombit su Boulevard Zhan D’Arc, potrete visitare la cattedrale cattolica dell’Arcidiocesi di Tirana e Durazzo, ovvero la Cattedrale Cattolica di S. Paolo.
Per raggiungerla dovete procedere su Boulevard Dëshmorët e Kombit fino all’incrocio con Boulevard Zhan D’Arc, e da lì, girare subito a sinistra – è il lato della Galleria Nazionale d’Arte per intenderci -, senza attraversare il Fiume Lana, continuando sempre su Boulevard Zhan D’Arc; dopo pochi metri vedrete la chiesa.
L’architettura esterna della Cattedrale Cattolica di S. Paolo, apparentemente semplice ed essenziale, nasconde un simbolismo piuttosto affascinante. Infatti l’edificio è stato progettato e costruito – i lavori sono terminati nel 2001, mentre la consacrazione è avvenuta nel 2002 -, combinando tra loro due diverse figure geometriche: un triangolo ed un cerchio, che rappresentano rispettivamente la Trinità e l’Eternità di Dio. Da segnalare anche la presenza della statua di San Paolo (santo a cui la chiesa è intitolata), che si erge maestosa sulla cima dell’edificio.
Ma la simbologia religiosa della cattedrale viene accentuata ulteriormente dalle splendide vetrate che decorano l’edificio che, oltre alle tradizionali raffigurazioni di San Paolo, rappresentano Papa Giovanni Paolo II e Madre Teresa di Calcutta.
Una curiosità: la Cattedrale Cattolica di S. Paolo è stata visitata da Papa Francesco il 21 settembre 2014, durante il viaggio apostolico del Pontefice nella capitale albanese.
Tornate indietro all’incrocio tra Boulevard Dëshmorët e Kombit e Boulevard Zhan D’Arc, e superate il ponte sul Fiume Lana; in un attimo vi ritroverete di fronte a una delle più controverse testimonianze architettoniche del periodo comunista: la Piramide di Enver Hoxha.
Edificata nel 1988 su progetto della figlia del dittatore, Pranvera, la piramide fu concepita come celebrazione eterna della gloria di Hoxha, di cui ospitava un museo con tanto di statua marmorea e doni ricevuti dai leader amici.
Si tratta di una struttura imponente, costruita su di una serie di piattaforme e di scale che assumono quasi l’aspetto di un piedistallo che sostiene la piramide; la scelta della forma non è casuale, bensì collegata ad un’idea di potere e forma legata al periodo socialista della storia albanese. Inoltre, se vista dall’alto, la Piramide di Hoxha assume la forma di un’aquila bicefala, simbolo nazionale del Paese.
La sua funzione di monumento commemorativo durò appena un paio di anni: dopo il 1991, con il mutare del sentimento nazionale verso il regime, il corpo di Enver Hoxha fu trasferito, e la piramide fu convertita dapprima nel Centro Culturale Nazionale, poi in sede di una televisione privata, poi ancora in base della Nato e di organizzazioni umanitarie nel corso della guerra del Kosovo, ed infine in una discoteca, non a caso chiamata “La Mummia”.
Nel corso degli anni si sono succedute petizioni sia per invocarne la demolizione – la proposta più importante prevedeva l’abbattimento dell’edificio per far spazio al nuovo Parlamento albanese -, sia per chiederne la tutela e trasformazione in un istituto culturale, teatro o museo sul tema delle dittature e delle libertà in Albania e nel mondo. Sta di fatto che per lungo tempo le pareti scoscese della Piramide sono state semplicemente lo scivolo preferito dai bambini della capitale e oggi l’intero sito si sta progressivamente degradando in attesa di conoscere il suo destino.
É però del 2017 l’annuncio dell’attuale sindaco di Tirana, Erion Veliaj, che manifesta ufficialmente l’intenzione di non demolire ma rinnovare la Piramide di Enver Hoxha, perché la storia non va cancellata, ma ricordata; mentre nel 2018 è stato avanzato un progetto che prevede la trasformazione dell’edificio in un centro tecnologico per giovani, incentrato sulla programmazione di computer e robotica.
Prima di salutare la piramide – e passare alla prossima attrazione della nostra guida su cosa vedere a Tirana – ricordatevi di suonare la Campana della Pace, un’installazione artistica del 1999 realizzata fondendo migliaia di cartucce sparate durante i disordini seguenti al crollo delle piramidi finanziarie nel tumultuoso 1997. L’opera, di indiscusso significato simbolico, è stata realizzata su iniziativa di Antonio Sciarra, missionario italiano molto attivo nel corso degli anni Novanta nel nord dell’Albania.
Aggiornamento estate 2023: quasi ultimati i lavori di restauro; per un’anteprima di quella che sarà la nuova piramide di Tirana, guardate il video sottostante.
Il 26 marzo 2013, alla presenza delle massime cariche dello Stato e della città, è stato inaugurato su Boulevard Dëshmorët e Kombit, il nuovo Memoriale Postbllok, un sentito tributo alla memoria del passato di isolamento e sofferenza delle vittime del comunismo.
Il Postbllok. Memorial i izolimit komunist, che tradotto significa Posto di blocco. Memoriale dell’isolamento comunista, è costituito dall’installazione di tre elementi:
Ideatori del monumento sono stati Fatos Lubonja, noto intellettuale albanese residente oggi in Italia, che durante gli anni del socialismo visse personalmente l’esperienza dell’internamento a Spaç, e Ardian Isufi, uno degli artisti contemporanei albanesi più noti all’estero.
Alla fine di Boulevard Dëshmorët e Kombit, vi ritroverete all’interno di una grande piazza, oggi intitolata a Nënë Tereza, ossia a Madre Teresa di Calcutta, la missionaria divenuta un’icona mondiale della carità e dell’aiuto ai bisognosi, forse la più nota e amata personalità di origine albanese del XX sec..
Su Piazza Nënë Tereza si affacciano l’Università Politecnica di Tirana, che chiude con il suo riconoscibile profilo la prospettiva del boulevard, il Museo Archeologico e l’Istituto delle Arti.
Il palazzo, che ospita l’Università Politecnica dai primi anni ’50, così come la piazza, fu progettato nel 1940 da Gherardo Bosio come Casa del Fascio, opera centrale della piazza Littoria che avrebbe rappresentato una delle ultime tracce architettoniche dell’occupazione fascista prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Invece gli edifici del Museo Archeologico e dell’Istituto delle Arti, nelle intenzioni dei progettisti ed architetti fascisti, sarebbero dovuti essere, rispettivamente, la sede della Gioventù Littoria e la sede dell’Opera Dopolavoro.
La visita del Museo Archeologico (primo museo albanese aperto dopo la Seconda Guerra Mondiale!) è stata sorprendente: una ricca collezione di reperti dalla Preistoria al Medioevo, frutto delle missioni archeologiche condotte in Albania. É aperto da lunedì al venerdì, dalle 10.00 – 15.00; biglietto d’ingresso 100 lek.
Nel settembre del 2014, Piazza Nënë Tereza è stata teatro della storica visita di Papa Francesco a Tirana, durante la quale il pontefice ha ricordato l’importanza del modello di pacifica convivenza tra credenti di religioni diverse che caratterizza da sempre la società albanese.
Se c’è un luogo dove rilassarsi, fare quattro passi nel verde, o fermarsi a chiacchierare su una panchina, questo è il Grande Parco del Lago (Parku i Madh i Liqenit in albanese), il polmone verde della città.
Raggiungerlo è facile facile: da Piazza Nënë Tereza, dovete oltrepassare sulla destra il palazzo del Politecnico e seguire una stradina pedonale che risale le pendici del Grande Parco di Tirana, dal quale potrete accedere al cosiddetto Lago artificiale.
Tra gli alberi e i sentieri che attraversano la collina potrete soffermarvi qualche minuto presso il monumento ai fratelli Frashëri, tre dei più importanti protagonisti del movimento di Rinascita Nazionale che portò all’indipendenza albanese, e percorrere una parte della circonferenza del lago – indubbiamente la parte del parco più caratteristica -, realizzato negli anni ’50 grazie alla costruzione di una diga di 400 m di lunghezza. Unica note dolente i moscerini, che d’estate nelle ore centrali del pomeriggio, sono davvero molesti.
Da non perdersi è anche la bella panoramica sui nuovi quartieri di Tirana che stanno sorgendo al di là del bacino, e soprattutto le gustose petulla (le frittelle albanesi), vendute dai banchetti ambulanti sulla passeggiata.
Vogliamo concludere la nostra guida su cosa vedere a Tirana, parlandovi di due mostre video-museali, Bunk’art 1 e Bunk’art 2, che ci hanno lasciato davvero a bocca aperta.
I percorsi espositivi, dedicati all’isolamento dal mondo esterno e alle limitazione delle libertà individuali della vita durante la dittatura, sono realizzati in luoghi simbolo dell’eredità materiale del comunismo: due bunker antiatomici progettati per ospitare i vertici della nomenclatura albanese in caso di conflitto armato, anche nucleare. Edifici rimasti a lungi segreti e perfettamente mimetizzati, anche quando erano costruiti in prossimità dei grandi centri urbani.
Il Bunk’art 2 si trova dietro il Municipio di Tirana, nei pressi di Piazza Skanderbeg, mentre il Bunk’art 1 è un edificio imponente ubicato nella periferia nord-orientale di Tirana, in prossimità della teleferica Dajti Express; si tratta di una struttura di oltre 2.680 m² sviluppati su cinque piani, che ospitava 106 stanze, tra cui quelle riservate allo stesso dittatore albanese Hoxha. Qui il percorso video-museale, arricchito anche da diverse opere di arte contemporanea, racconta la storia dell’esercito albanese e molti aspetti della vita quotidiana durante la dittatura.
Grazie alla nostra guida su cosa vedere a Tirana, sempre aggiornata e totalmente gratuita, da consultare prima della partenza e una volta arrivati sul luogo, sarete in grado di visitare al meglio il centro storico, senza perdervi nessuna delle attrazioni presenti.
Se invece preferite essere accompagnati da una guida nella visita di Tirana, date un’occhiata ai tour organizzati da Viator e GetYourGuide, due portali che propongono viaggi e gite su misura in collaborazione con agenzie turistiche locali.
Il nostro consiglio è di provarli entrambi, perché le proposte sono spesso differenti e la comparazione permette talvolta un risparmio notevole.